domenica 27 gennaio 2008

Benedizione del nuovo “Centro Pastorale Diocesano”

Sulmona - Martedì 5 febbraio con la presenza dei sacerdoti e dei religiosi della diocesi, il Vescovo Mons. Angelo Spina benedirà i locali dell’ ex Seminario che, dopo lunghi lavori di restauro, verranno utilizzati per accogliere gli uffici pastorali diocesani.






Area PROFETICA (kerigmatica)
Pastorale dell’Evangelizzazione e della Catechesi
Ufficio Catechistico
Ufficio Missionario
Consulta delle Aggregazioni laicali(associazioni, movimenti, gruppi ecclesiali)
Ufficio di Pastorale Familiare
Ufficio di Pastorale Giovanile
Ufficio di Pastorale Scolastica (Università-scuole- scuole materne)
Ufficio Insegnamento Religione Cattolica
Ufficio Ecumenismo e dialogo interreligioso

Ufficio per le Comunicazioni Sociali
Ufficio Pastorale della Cultura (Progetto culturale)
Ufficio Pastorale del Turismo e del Tempo Libero
Ufficio Pastorale dello Sport
Ufficio Pastorale dei Pellegrinaggi





Area sacerdotale : Liturgia e pastorale dei sacramenti
Ufficio delle celebrazioni liturgiche
Ufficio di Arte Sacra , Beni culturali edilizia di culto
Ufficio di Musica Sacra
Ufficio Pastorale Vocazioni
Ufficio Istituti di Vita Consacrata
Ufficio per la Formazione permanente e la santificazione del Clero
Ufficio per la Formazione dei diaconi permanenti e ministeri istituiti
Ufficio Confraternite



Area Regale: Pastorale della carità, della comunione
Caritas Diocesana
Pastorale Carceraria
Pastorale Sociale e del Lavoro
Coltivatori diretti
Ufficio di Pastorale della Salute
Ufficio per la pastorale delle migrazioniFondazioni diocesane

lunedì 21 gennaio 2008

Popoli: Sono in corso i preparativi per la Festa del 18 maggio 2008 in onore della SS. Trinità



Martirologio Romano: Solennità della santissima e indivisa Trinità, in cui professiamo e veneriamo Dio uno e trino e la Trinità nell’unità.


La solennità della Santissima Trinità è la festa del "Dio unico in Tre Persone". Con questo è già detto tutto, ma tutto resta ancora da capire, accogliere con amore, adorare nella contemplazione. Il tema ha una importanza centrale sul fronte missionario. Si afferma, con facilità, che tutti i popoli - anche i non cristiani - sanno che Dio esiste e che anche i 'pagani' credono in Dio. Questa verità condivisa – pur con alcune differenze, riserve e la necessità di purificare immagini e rapporti - è la base che rende possibile il dialogo fra le religioni, e in particolare il dialogo fra i cristiani e i seguaci di altre religioni. Sulla base di un Dio unico comune a tutti, è possibile tessere un'intesa fra i popoli in vista di azioni concertate a favore della pace, in difesa di diritti umani, per la realizzazione di progetti di sviluppo e crescita umana e sociale. Su questo fronte abbiamo visto gesti coraggiosi e positivi di intesa e collaborazione, promossi anche da grandi Papi, come Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II; ma sempre nella chiara consapevolezza che tutto questo è soltanto una parte dell'azione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo.

Per un cattolico l'orizzonte di relazioni fondate sull'esistenza di un Dio unico non è sufficiente, e tanto meno lo è per un missionario cosciente della straordinaria rivelazione ricevuta per mezzo di Gesù Cristo, rivelazione che abbraccia tutto il mistero di Dio, nella sua unità e trinità. Il Vangelo che il missionario porta al mondo, oltre a rafforzare e perfezionare la comprensione del monoteismo, apre all'immenso, sorprendente mistero del Dio - comunione di Persone. La parola 'mistero' è da intendersi più per ciò che rivela che per quello che nasconde. In questa materia è meglio lasciare la parola ai mistici. Per S. Giovanni della Croce "c'è ancora molto da approfondire in Cristo. Questi infatti è come una miniera ricca di immense vene di tesori, dei quali, per quanto si vada a fondo, non si trova la fine; anzi in ciascuna cavità si scoprono nuovi filoni di ricchezze". Rivolgendosi alla Trinità, S. Caterina da Siena esclama: "Tu, Trinità eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo, e quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti. Tu sei insaziabile; e l'anima, saziandosi nel tuo abisso, non si sazia, perché permane nella fame di te, sempre più te brama, o Trinità eterna".

La rivelazione cristiana del Dio trino offre parametri nuovi sul mistero di Dio. Sia in se stesso, sia nei suoi rapporti con l'uomo e il creato, come pure per le relazioni fra le persone umane. Un anonimo ha trasmesso il seguente dialogo, scarno ma essenziale, tra un musulmano e un cristiano.
- Diceva un musulmano: "Dio, per noi, è uno; come potrebbe avere un figlio?"
- Rispose un cristiano: "Dio, per noi, è amore; come potrebbe essere solo?"
Si tratta di una forma stilizzata di 'dialogo interreligioso', che manifesta una verità fondamentale del Dio cristiano, capace di arricchire anche il monoteismo ebraico, musulmano e delle altre religioni. Infatti, il Dio rivelato da Gesù (Vangelo) è soprattutto Dio - amore (cf. Gv 3,16; 1Gv 4,8). È un Dio unico, in una piena comunione di Persone. Egli si rivela a noi soprattutto come un "Dio misericordioso e pietoso" (I lettura); "Dio ricco di misericordia" (Ef 2,4).

È questo il vero volto di Dio che tutti i popoli hanno il diritto e il bisogno di conoscere * dai missionari della Chiesa. Per questo, afferma il Concilio, "la Chiesa pellegrinante è missionaria per sua natura, in quanto essa trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il progetto di Dio Padre" (Ad Gentes 2). Nei primi numeri dello stesso Decreto il Concilio spiega l'origine e il fondamento trinitario della missione universale della Chiesa, offrendo, tra l'altro, una delle più alte sintesi teologiche di tutto il Concilio.

giovedì 17 gennaio 2008

IL GRUPPO LIGNEO DELLA SS.TRINITA DI POPOLI



Il gruppo ligneo della SS.Trinità, proveniente dall’omonima Chiesa di Popoli (Pescara), iconograficamente ricalca la tradizione canonica del tema sacro, già presente in molte raffigurazioni dipinte affondanti le radici nella cultura artistica occidentale, ma anche in quella orientale. Dio Padre, simbolo della potenza e della regalità divine, é rappresentato come un vecchio patriarca dalla barba fluente, il braccio destro é in atto benedicente.
La mano sinistra regge uno scettro regale argenteo, ma che in origine doveva essere ligneo e che, purtroppo, é andato perduto. Il Figlio siede alla destra del Padre e trionfalmente regge la Croce, simbolo del proprio sacrificio per la salvezza dell’umanità. La Colomba raggiata dello Spirito Santo, che si libra in volo alle spalle delle due figure, simboleggia l’amore divino. Il Padre e il Figlio siedono sul globo terrestre, sull’universo, a simboleggiare la suprema autorità reggitrice delle sorti del mondo, dell’intera umanità. La sfera lignea é collocata su di una base che presenta in basso tre teste alate di cherubini, secondo l’iconografia decorativa tradizionale.
Anche la SS.Trinità é stata realizzata con le tecniche scultoree appartenenti alla Corporazione degli intagliatori secondo le quali (in generale) le statue lignee venivano ricavate da un unico pezzo di legno, sul quale potevano essere innestate le parti sporgenti, e con l’assemblaggio di pezzi diversi attraverso chiodi di ferro e/o cavicchi di legno o con incastri che venivano incollati con colla animale o, più raramente, con colla di caseina. Sono elementi, questi, che emergono anche dalla minuziosa relazione tecnica di restauro dell’opera da parte della dottoressa Dittmar, dalla quale si evince l’uso di bulloni e ponti di ferro che ancorano tra di loro le figure del Padre e del Figlio ed entrambe al globo.
Per quanto concerne l’analisi storico-artistica della SS.Trinità é evidentissima la sua paternità ad un artista di ottima formazione. Si tratta sicuramente di un grande maestro di scuola napoletana. Nella relazione tecnica del restauro dell’opera, dell’ottobre 1999, eccellentemente portato a termine dalla dottoressa Cornelia Dittmar, con la direzione scientifica del dott. Sergio Caranfa, l’opera é stata attribuita allo scultore Giacomo Colombo (Este, 1663 - Napoli, 1731 ca.). Il Colombo fu un grande artista - imprenditore, titolare di un’affermatissima bottega operante a Napoli a cavallo tra l’ultimo decennio del XVII secolo e il primo trentennio del successivo secolo. Sue opere, e altre attribuite alla sua bottega, sono disseminate un po’ in tutto il Viceregno spagnolo dell’Italia meridionale e in Spagna. La SS.Trinità é menzionata nella pergamena n.8, del 1712, dell’Arciconfraternita della Santissima Trinità di Popoli, che sicuramente la commissionò. Quindi nel 1712 il gruppo scultoreo ligneo già esisteva. Dal punto di vista plastico e coloristico nella figura di Cristo trionfante si evince una marcata propensione dello scultore verso un’eccezionale resa anatomica delle masse, dei muscoli e dei tendini, tanto da proporsi come modello ‘eroico’, modellato in modo da farlo sembrare un vero e proprio atleta. La sua corporatura é ben proporzionata ed armoniosa, in tutte le sue parti, con una notevolissima vena naturalistica; nel volto sembra aleggiare un marcato compiacimento ‘espressionista’. Cristo ha la bocca semiaperta, sembra voler dialogare col fedele, che s’inchina al suo cospetto, mentre trionfalmente mostra la Croce, che ha redento l’umanità peccatrice. Anche il volto del Padre evidenzia un marcato espressionismo fisionomico. Sono, questi, elementi che appartengono alla teatralità barocca in cui gli ideali della compostezza e del decoro, propugnati dalla Chiesa controriformata, ben si coniugano con tutta una vasta gamma di gesti che accompagnano la parola. Il gesto di Dio Padre, con la mano destra benedicente, si propone come una vera e propria epifania trinitaria e sottolinea, se mai ce ne fosse bisogno, il grande amore paterno verso noi mortali che, attoniti, assistiamo a questa meravigliosa apparizione. La Colomba dello Spirito Santo, poi, aleggia coi suoi raggi sull’intero gruppo ligneo e lo completa in maniera straordinaria. Da notare la grande perizia tecnica e la notevole capacità dell’autore nell’aver saputo realizzare un’opera così complessa, la cui resa iconografica é legata sia alla difficoltà di rendere ‘visibile’ l’invisibilità di un dogma, interpretandolo in maniera semplice ed efficace allo stesso tempo, che alla propria vena inventiva e creatrice.
L’eccellente restauro ha evidenziato, poi, la monumentalità e la complessità del gruppo ligneo trinitario che, secondo me, potrebbe appartenere allo scultore Giacomo Colombo e alla sua bottega. Per esempio, il colorito degli incarnati é simile a quello colombiano, con la presenza di una nota di classico equilibrio e serena compostezza e un’accentuata vena naturalistica. Sono elementi tipici del linguaggio coloristico e dello stile che ritroviamo nella cultura artistica colombiana tra la fine del XVII secolo e i primi anni del successivo. Sono anche gli anni del gruppo ligneo di Santa Maria della Pietà, eseguita tra il 1698 e il 1702, per l’omonima chiesa collegiata di Eboli (Salerno) e come nell’opera ebolitana anche qui si nota un marcato gusto naturalistico legato, però, a una più ponderata vena di classica compostezza, pur con la presenza di una gestualità eroica, ancora barocca, di gusto spagnoleggiante, anche se abbastanza temperata, equilibrata. D’altra parte dobbiamo ricordare che il Colombo riuscì sempre a produrre opere in cui è presente un formale equilibrio classico di base unito ad un sostanziale naturalismo realistico, più o meno accentuato, a seconda delle opere e dei gusti della committenza, trovando sempre un punto di contatto tra la propria vena creativa e le esigenze devozionali. Questo naturalismo d’altra parte derivava anche da una totale padronanza del colore. Il Colombo, infatti, è stato non solo un grande maestro nell’arte scultorea, ma un fine ed acuto colorista. La delicatezza e la sobria luminosità del colore degli incarnati, e dei panneggi, sottolinea questa indubbia capacità tecnica e ciò ha sicuramente contribuito al successo della sua produzione artistica. Non si dimentichi che Giacomo Colombo nel 1689 entrò a far parte della Corporazione dei Pittori napoletani e nel 1701 ne divenne prefetto. Quanto testé affermato é rilevabile nel gruppo ligneo della SS. Trinità di Popoli, soprattutto nella resa plastica e volumetrica delle masse, ben armonizzate tra loro; nel sostanziale equilibrio formale dell’insieme; nella pregevole resa cromatica degli incarnati e dei panneggi; nella corretta conoscenza dell’anatomia; nella certosina resa anatomica delle masse muscolari e dei tendini nel Cristo; nell’evidenza di un contorno netto e chiaro dei piani e nella generale ricerca di movimento nelle masse e scioltezza e solennità dei gesti, come eloquente espressione della sacralità. Ma vi é di più. L’autore evidenzia una grande perizia nel naturalismo stilistico e nella resa realistica di particolari anatomici dai quali si evince chiaramente un’attenzione minuta anche per i più piccoli particolari, come le vene affioranti sotto la cute e le stesse pieghe cutanee, rese in modo esemplare.
Non va dimenticato che Giacomo Colombo mise a punto precocemente “una serie di schematizzazioni tipologiche, soprattutto nei volti, che riprenderà costantemente nel corso della sua carriera”. Questa considerazione, di Gian Giotto Borrelli, é certamente utile per poter meglio capire anche l’opera di Popoli. Il volto di Cristo nella SS.Trinità, per esempio, é vicino, quasi fosse lo stesso modello di riferimento ideale, a quello di Santo Strato, opera colombiana nell’omonima chiesa napoletana, del 1701. La forma allungata del viso, il modo con cui plasticamente sono modellati la barba e i capelli, l’orecchio destro semicoperto dai capelli, la bocca semiaperta, il profilo e i lineamenti fisionomici sembrano essere originati da un unico modello ideale cosa che le due opere sembrano davvero appartenere alla stessa mano e, penso, anche al medesimo periodo, ciò i primissimi anni del XVIII secolo. La stessa cosa dicasi per il viso, ma soprattutto per il modellato dei capelli e del corpo del Cristo morto nel gruppo ligneo della Pietà di Eboli. Inoltre, le pieghe del panneggio della manica del braccio destro benedicente del Padre nell’opera di Popoli sono, ad esempio, molto vicine a quelle della manica del braccio sinistro della Madonna nella Santa Maria della Pietà ebolitana.

di Gerardo Pecci

COME ARRIVARE A POPOLI

Popoli è un paese di antichi fasti, è immerso in uno scenario di grande luce di cui è protagonista la montagna del Morrone.Di origini antiche, prese forma, nell'assetto urbano che ancora la contraddistingue, nel XIII secolo, quando la sua posizione centrale rispetto alle valli del Pescara e del fiume Gizio ne fece un punto nodale nella cosìddetta via della Lana che, passando per L'Aquila, congiungeva Firenze a Napoli.
Come arrivare a Popoli
A25, uscita Popoli.
Ferrovia, stazione di Popoli.
Autolinee regionali Arpa in partenza dal Terminalbus di
Pescara Centrale.

Itinerari Popoli

CHIESA DI S. FRANCESCO
Facciata del 1480 nella parte inferiore e del 1688 in quella superiore. Portale romanicheggiante all'incirca della fine del '300, rosone quadribolato del 1480.

CHIESA DELLA SS. TRINITA'
Facciata neoclassica, annessa e contigua alla chiesa dei S. ti Lorenzo e Biagio , a pianta centrale, interni barocchi. All'interno pala d'altare della Trinità del XVI sec..

CHIESA DEI SANTI LORENZO E BIAGIO
Adiacente alla SS. Trinità , all'interno altare del S. Bonifacio di Nicola Mancini di Pescocostanzo del 1745-1746, coro ligneo dei fratelli Bencivenga da Raiano del XVIII sec. , acquasantiera e monumento del XVI sec. opera di Bartolomeo Corfinio
Chiesa di S. Rocco, in forme rococò, annessa ad un palazzo.
Chiesa della Maria Santissima Addolorata, edificio del 1740.
Oratorio della Confraternita della Pietà, portale del 1760.

CONVENTO DI S. DOMENICO
Complesso del XVII sec. ora sede municipale.

PALAZZO DUCALE Dei Cantelmo, di originale conserva il volume generale e vari elementi di dettaglio (portali e finestre rinascimentali). La facciata principale é di carattere ottocentesco con spunti del XV sec.
Palazzo Muzi, portale barocco del 1760-1767.
Palazzo Romano, moderno eclettico.
Palazzo Veneziano, moderno con elementi classicheggianti.

TAVERNA DUCALE
Della fine del '300 con attigua Taverna dell'Università.
CASTELLO Resti del Castello Cantelmo.

Sorgenti del
Pescara.

Prodotti tipici e specialità gastronomiche di Popoli
- Trote
- Gamberi di fiume.

Feste e sagre di Popoli
- Festa di S. Bonifacio 14 e 15 maggio.
- Ferragosto popolese con Sagra del Gambero.
- Cronoscalata automobilistica delle Svolte di Popoli.
- Certame de la Balestra, agosto.